[Tecnica] [OT]Re: Richiesta di aiuto urgente e gravissima

Alessio Cappelli amc a interfree.it
Sab 5 Giu 2010 14:58:53 BST


Ciao Paolo,


Paolo Sammicheli ha scritto:
> Alle 23:57 del 3/6/2010, Alessio Cappelli ha scritto:
>   
>> Partiamo dal caso nel ns amico Tanganelli: per come ha posto lui la 
>> faccenda ("urgentissima e gravissima") si intende che deve portare la 
>> pagnotta a casa bene e alla svelta, quindi se uno strumento non funziona 
>> non importa, il problema va risolto comunque, fermo restando che poi se 
>> apre la segnalazione del bug è meglio, 
>>     
>
> Ma questo è un atteggiamento da system integrator che ha installare un qualsiasi 
> software di cui non ha il controllo. L'atteggiamento è condivisibile ma è limitante nel 
> caso specifico perché
>
>   
Quello di system integrator è il mio lavoro... quindi piove sul bagnato.


> 1) è lui che ha convinto "il cliente" a montare Ubuntu
>   

Infatti su questo sono d'accordo. La leggerezza che gli si può 
rimproverare, forse per gioventù professionale, è di non aver fatto 
prima della proposta un inventario dell'hardware e del software da 
migrare e verificare prima eventuali incompatibilità.... ma mi sento di 
dire che la lista è qui anche per questo.
> 2) se le cose non vanno è una sconfitta "sua"
>   
si, è vero, ma si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie.
> Stando così le cose se c'è un problema la soluzione finale non è trovare il workaround e 
> *accontentarsi* ; la soluzione è trovare la causa del problema e risolverla. Le 
> scorciatoie vanno bene solo nel breve termine, nel medio e nel lungo termine ti costano 
> e con gli interessi per giunta. 

Sono d'accordo con te nell'accezione generale della frase, ma nel caso 
specifico un IP statico è un IP statico, non ci vedo nulla di 
particolare tra impostarlo a mano o farlo con uno strumento.

> E questo te lo dico in quanto professionista IT che 
> lavora nel settore dal 1990, non c'entra niente il software libero.
>
>   
Non metto in dubbio la tua professionalità e preparazione come auspico 
tu non metta in dubbio la mia.
>> ma dal cliente non si può mettere 
>> a fare il beta tester a Canonical. 
>>     
>
> Quella è una versione stabile, non sta testando una beta per divertirsi, ed ha un 
> problema che deve risolvere. 
>
> Risolvere in italiano non è sinonimo di aggirare. Questo è un malcostume che ha 
> introdotto Microsoft quando ti fa riavviare il sistema al primo inconveniente.
>
> Risolvere un problema significa *capire* la causa di un malfunzionamento e correggere la 
> causa una volta per tutte.
>
>   
Si, ma sempre in un'ottica di immagine di fronte al cliente, gli devi 
risolvere il problema. Ancora nello specifico, c'era bisogno di un IP 
statico e cosa doveva fare?
Non gli metteva il PC in rete perché il NetworkManager non andava/non 
era invocato bene? Mettersi a fare le prove davanti al cliente, con lui 
magari che ti sta dietro e ti guarda ad ogni tentativo che fai è quanto 
di peggio uno possa dare di immagine di se stesso come professionista. 
Per contro, in questo caso ci interessava che il PC andasse in rete, al 
cliente non importava se configurato direttamente dai file o con una 
GUI. Non credo che in questo caso si sia aggirato un problema.

Sul significato di "Risolvere un problema" sono d'accordo con la tua 
definizione, però secondo me è incompleta perchè detta così non tiene 
conto dell'aspetto temporale e del contesto. ([OT]: Per risolvere 
l'Ultimo Teorema di Fermat, Andrew Wiles ci ha messo 7 anni e ha dato 
una dimostrazione corretta a più di tre secoli dal suo enunciato e con 
strumenti che il "pòro" Fermat manco si sognava. Tutti quelli che ci 
hanno provato prima di lui, ci sono riusciti solo per casi particolari o 
classi di casi particolari, mai il caso generale. Ecco, direi che questi 
ultimi "si sono accontentati". Per chi è interessato all'argomento, 
suggerisco la lettura del relativo libro: Simon Singh, L’ultimo teorema 
di Fermat, Milano, Rizzoli, 1999. ISBN 88-17-11291-7... è un giallo 
matematico fantastico)
>
>> Se poi è a casa sua e si configura il 
>> suo PC è liberissimo di perderci tutto il tempo che vuole e fare tutte 
>> le prove e le segnalazioni necessarie, aspettare le patch e riprovare.
>>
>> Personalmente, e prima di continuare ripeto e sottolineo 
>> *personalmente*, preferisco fare le cose senza essere legato a uno 
>> strumento in particolare soprattutto alle GUI: perché passare per uno 
>> strato in più quando so esattamente cosa mettere e dove mettere e con un 
>> paio di comandi risolvo e cosa non meno importante con il completo 
>> controllo della situazione?
>>     
>
> Questo è fraintendimento del componente in questione. Il network manager non è un 
> interfaccia grafica di un file.
>
> Con network manager si vuole avere configurazioni multiple di accesso alla rete su 
> canali multipli (cavo, wireless, vpn, pennette usb, ecc)  configurati e gestiti a caldo 
> a livello utente.
>
> Se cambi a mano il file interfaces gestisci la rete a livello di sistema, e non utente, 
> in maniera statica.
>
> È cambiato proprio l'approccio al problema: in un sistema unix la rete era definita a 
> livello di sistema ed era l'amministratore a gestirla una volta per tutte per tutti gli 
> utenti.
>
>   
Su questo ammetto la mia ignoranza: non conosco tutti gli strumenti nel 
loro intimo dettaglio, però... (vedi sopra).

> In una moderna distribuzione linux il pc è in movimento quindi l'accesso alla rete è 
> discrezionale all'utente fisicamente loggato su quella macchina in quel momento e si dà 
> per scontato che è l'unico che accede in quel momento alla macchina per cui se vuole 
> cambiare l'interfaccia di accesso alla rete è legittimo che lo faccia. 
>
>   
Si, è una versatilità non da poco, però al solito si rischia di 
infognarsi per voler sparare alla mosca col cannone. Va bene tutto 
quello che dici sul Netwok Manager ma forse all'Università bastava molto 
meno. Inoltre mi sembrava di capire che si tratta di PC fissi, quindi 
con una configurazione tutto sommato abbastanza statica nel tempo e non 
me ne voglia l'Università... ma credo che il concetto di "configurazione 
di rete che cambia a seconda dell'utente fa logon" sia moooolto al di là 
delle loro necessità.

Concludo, ma assolutamente senza spirito polemico, che è vero tutto 
quello che dici però forse la difficoltà maggiore del nostro mestiere è 
sempre quella di saper calibrare la soluzione giusta rispetto alla 
complessità del problema: io spesso parto immaginando architetture mega 
fantastiche che fanno anche il caffè salvo poi rendermi conto che quello 
che interessava al mio cliente di quel momento era un PC per andare in 
rete a vedersi le email.


> P.S.
> Belle queste discussioni filosofiche ogni tanto!
>
>   

Si, direi che ogni tanto servono, altrimenti si rischia di diventare 
talebani delle proprie idee.

> Ciao
>   

Ciao
A-


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