[Generale] Il primo farmaco opensource

Daniele Paganelli daniele a modena1.it
Lun 5 Mar 2007 10:52:46 GMT


> E' vero il contrario, anzi è peggio.
> Per esempio alla Chiron, che ora non esiste più,  fu
> bloccata (e successivamente annullata) la produzione
> di un medicinale (dopo 10 anni di studi) perché un
> gene di un batterio coinvolto nello studio iniziale
> era brevettato.
>
> Leggevo un articolo su Città Nuova, che diceva che in
> medicina le grandi scoperte si sono fermate ai primi
> del 1900. Da allora ci sono stati progressi tecnici,
> ma non scoperte vere e proprie. La conseguenza di
> questo è una medicina che cura ma non guarisce,
> perfeziona ma non progredisce.
> E (aggiungo io) come è possibile progredire in un
> mondo dove la proprietà intellettuale impedisce di
> fare le cose?


Ma questo non dipende dal meccanismo dei brevetti in sé, quanto dal fatto che 
la ricerca di farmaci abbia come obiettivo il lucro. Se per produrre un 
farmaco occorre usare il brevetto di altri, ciò significa che parte dei 
profitti dovranno andare a loro, e questo è chiaramente inaccettabile per una 
azienda privata che persegue unicamente il profitto.
Il fatto che il gene fosse brevettato implica che la sua conoscenza era 
pubblica, assieme alle procedure necessarie per ottenerlo. Perciò era 
già "open source", come lo sono tutte le invenzioni brevettate (è implicito 
nel meccanismo stesso del brevetto, anzi, è il suo scopo principale: rendere 
nota l'innovazione tecnica per permettere un progresso più rapido).

Del resto questo potrebbe accadere benissimo anche nel campo del software open 
source, se il sw fosse brevettabile. Potrei pubblicare il codice sorgente del 
mio programmino rivoluzionario ma proibire a chiunque di usare quel codice 
senza pagarmi i diritti. Sarebbe "open", nel senso di visibile a chiunque, ma 
non "free".

Il problema alla fine è che lo stato non vigila abbastanza su ciò che viene 
ammesso al brevetto, e non pone limiti sui diritti che un inventore potrebbe 
richiedere, né criteri per calcolare un equo compenso, o tetti massimi ai 
danni da pagare in caso di violazioni. E' chiaro quindi che poi prolifera 
l'attuale giungla brevettuale dove tutti si fanno la guerra e l'innovazione 
rischia di fermarsi: il brevetto mette il suo detentore nella condizione di 
dire "se tutti i miei concorrenti perdono, è come se io stessi vincendo". 
Quindi l'ostruzionismo verso i competitor può prevalere rispetto alla 
collaborazione, ed i brevetti rimangono inutilizzati nei cassetti.

Credo che lo strumento del brevetto sia indispensabile per il progresso, ma 
dovrebbe essere affiancato da strumenti che impediscano gli abusi che 
uccidono l'innovazione e la libera concorrenza.


-- 
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